ALESSANDRO VOLTA (1745-1827) Alessandro Volta nasce a Camnago, in provincia di Como, il 18 febbraio 1745. Attratto dalle scienze naturali, decide di studiarle da solo, fondando le proprie conoscenze sulle opere dei grandi fisici dell'epoca. I suoi primi esperimenti di elettrologia sono descritti nelle lettere che egli inviò ai due maggiori elettrologi dell'epoca, Giovanni Battista Beccaria (1716-1781) e a Jean Antoine Nollet (1700-1770), e nelle quali sono illustrate le sue spiegazioni riguardo ai fenomeni che andava osservando. Il carteggio è ricco di informazioni sulle primissime scoperte del giovane Alessandro: nella memoria epistolare Sulla forza attrattiva del fuoco elettrico e sui fenomeni che ne derivano, inviata a Beccaria nel 1769, già si trova per esempio il concetto di stato elettrico dei corpi, cioè di potenziale elettrico . La prima applicazione pratica delle sue scoperte è del 1775, e porta il nome di "elettroforo", un apparecchio in grado di generare elettricità statica per induzione. E' proprio l'elettroforo a rendere celebre lo scienziato italiano in tutta Europa: Volta viaggia infatti attraverso il continente e lavora con il chimico Antoine L. Lavoisier (1743-1794) e l'astronomo Pierre S. de Laplace (1749-1827), diventando famoso tra i fisici più autorevoli. Tre anni dopo la sua invenzione, pur essendo un autodidatta, Volta viene chiamato dall'università di Pavia per occupare la cattedra di fisica. Risale a questo periodo (1778) un'altra sua opera, Osservazioni sulla capacità dei conduttori elettrici, nella quale egli introduce i concetti di tensione, carica e capacità, che sono alla base della moderna elettrologia. Alla fine del Settecento, Volta non è il solo a occuparsi di elettrologia: in quel periodo all'università di Bologna lavora il fisico Luigi Galvani (1737-1798), portando avanti ricerche sull'elettricità animale. Galvani conduceva esperimenti sulle rane: se una rana appena morta veniva toccata in alcune parti con i capi di un conduttore metallico, si generavano violente contrazioni; secondo la sua opinione gli animali sembravano "scaricarsi" come condensatori con la comune elettricità, e il fenomeno era attribuito all'esistenza di una elettricità animale vera e propria. Interessato alle ricerche del collega, Volta decide di eseguire in proprio gli esperimenti, aggiungendo alcune variazioni e un particolare studio quantitativo del fenomeno. Ma egli arriva a conclusioni molto diverse rispetto a quelle di Galvani. Le contrazioni nervose degli animali, osserva Volta, risultano più violente se la scarica avviene attraverso un circuito costituito da due metalli diversi: dunque non si tratta di elettricità animale, ma dell'elettricità originata dal contatto tra i due metalli, che dà luogo a un fluido elettrico ordinario che irrita i nervi dell'animale. Dalle differenze di vedute tra i due scienziati nasce una polemica, che ben presto supera i confini del particolare esperimento, e diventa un dissidio tra la "scuola pavese" di Volta e la "scuola bolognese" di Galvani. Dopo una lunga serie di ricerche condotte da entrambe le parti, fu la prima ad avere miglior successo. Alla fine del secolo infatti, anche come risultato di queste ricerche, Volta realizza la sua famosa pila elettrica , il cui funzionamento conferma la validità delle sue tesi, ponendo così fine all'annosa questione. Chiamata inizialmente "apparecchio a colonna", e più tardi "pila", questa era costituita da una colonna di dischi di rame o argento, separati da dischi di zinco o stagno per mezzo di panno imbevuto di una soluzione acida. Sovrapponendo queste serie di dischi si ottenevano, alle due estremità, tensioni relativamente alte, e si potevano produrre correnti piuttosto forti per quell'epoca. La prima notizia della pila di Volta si trova in una lettera che lo stesso Alessandro inviò al presidente della Royal Society di Londra, il 20 marzo 1800. Si ebbe così la consacrazione definitiva dello studioso italiano: nell'autunno dell'anno successivo, Volta viene invitato a dare una dimostrazione della sua pila all'Institut de France. Alla dimostrazione è presente lo stesso Napoleone, il quale rimane talmente impressionato che non solo regala a Volta un'ingente somma di denaro, ma offre 60.000 franchi dell'epoca per incoraggiare gli studi sull'elettricità. In suo onore, viene chiamata "volt" l'unità di misura della differenza di potenziale. La pila non è l'unica innovazione che dobbiamo ad Alessandro Volta. Sua è anche la formulazione della legge sulla dilatazione dei gas, e la scoperta, nel 1776, del cosiddetto "gas delle paludi": il metano.